Il Salento si differenzia anche per l'archeologia, lo dimostrano le diverse testimonianze megalitiche "dolmen e i menhir" che sono traccia della presenza e del passaggio dell'uomo preistorico sul territorio salentino. Rilevanti sono anche i ritrovamenti di cocci di vasellami, di piccoli recipienti ed utensili, di armi e pittogrammi, scoperti in alcune grotte, che attestano la sussistenza di una convivenza sociale anche in tempi remoti. Territorialmente queste "impronte" possiamo collocarle nella Grotta dei Cervi. Si tratta di una grotta le cui pareti sono caratterizzate da pittogrammi, fatti in guano di pipistrello e ocra rossa raffigurano forme geometriche,
umane e animali, risalenti tra il 4.000 ed il 3.000 a.C. In questa grotta sono raffigurati per lo più degli animali, nello specifico cervi, da cui ne deriva il nome. Guardando le pareti della grotta, facendo una panoramica con lo sguardo possiamo ammirare sia una raffigurazione di una battuta di caccia, i disegni, infatti, raffigurano "omini" dotati di archi e frecce intenti alla caccia di animali, e sia simboli astratti, figure a forma di croci. Ovviamente si tratta di una forma di linguaggio antichissimo ma nonostante siano passati secoli dalla loro raffigurazioni sono tutt'oggi oggetto di studio e di tutela visto il loro inestimabile valore storico e culturale. Quando parliamo di archeologia salentina non possiamo non parlare dei diversi scavi:
Vaste, Cavallino, Muro Leccese, che altro non sono testimonianza della presenza umana durante l'età del bronzo e in quella messapica.