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I Giochi Dimenticati Del Salento

Per comprendere a fondo la vita salentina bisogna guardarla anche con gli occhi dei fanciulli. Questi non avevano molti svaghi ma riuscivamo, anche con mezzi banali e semplici a ridere, a socializzare, a saltare, ed a creare. Le strade erano piene di fanciulli, per lo più maschietti, in quanto le ragazzine erano "mannate alla mescia": mandate dalla maestra di cucito e ricamo. I giochi del tempo erano ad esempio correre dietro ad un cerchio di bicicletta, costruire un monopattino, saltare con la corda, giocare con "a noci", lanciare una trottola, giocare "a buttuni"
La Campana

Un gioco alquanto semplice: si tracciava per terra con una pietra, una figura come una campana divisa in dieci quadrati,  ognuno contenente un numero, ed infine si disegnava la campana, una specie di cupola che era la meta finale del gioco.  Si gettava una pietra nella casella numero 1 in modo tale da non farla fuoriuscire, o addirittura a non farla "pizzicare" (toccare) con la linea della casella. Nel caso si pizzicasse la linea della casella si rilanciava ma aspettando nuovamente il proprio turno. Una volta lanciata nella casella, si cominciava a saltare con un piede mentre l'altro rimaneva sollevato da terra, e si cercava di raggiungere e prendere il sasso senza mai poggiare il piede o cadere per terra, e saltare fino alla casella numero 5 dove ci si poteva fermare per poi proseguire a saltare fino alla casella numero 10. Il gioco continuava fino alla casella numero 6 dove la pietra era lanciata in diagonale stando in piedi vicino alla casella numero 1. Finito il giro, il gioco diventava sempre più difficile, a zig zag, dalla casella numero 1 si saltava alla 9, alla 3, alla 7 e poi alla 5 per poi ricominciare e saltellare nelle caselle con i numeri pari. Ma il gioco era una continua prova, infatti finito il giro, si procedeva con gli occhi bendati o all'indietro. Ogni volta che si poggiava i piedi in una casella si chiedeva "amen?",  per sapere dagli altri giocatori se passando si pizzicava o se si invadevano le altre caselle, se , si rispondeva "salamen" in caso contrario  "salamone" qui ci si fermava e si dava il turno ad altri. Vinceva chi, senza commettere infrazioni, riusciva a completare il gioco in tutte le dieci caselle della campana.

Il Girotondo
Molti bambini formavano un cerchio tenendosi per mano e girarando in tondo, cantando: "giro, giro tondo casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra". Perdeva chi si sedeva per ultimo.

La Trottola O Fitu
La trottola, detta fitu era di legno a forma di cono alla cui estremità c’era una punta di ferro. Per farlo girare si avvolgeva una corda intorno al giocattolo partendo dalla punta e verso l’alto. La trottola veniva lanciava per terra alla distanza di un paio di metri, e il gioco consisteva nel farla ruotare all'interno di un cerchio dove erano poste delle noci, o caramelle e chi riusciva a far uscire il maggior numero di questi all’esterno li vinceva.

Scasciapignate
Si stendeva una corda tra i due lati della strada, su cui venivano appese delle "pignate" (piccolo recipiente di coccio usato in cucina per cuocere, vicino al fuoco, ad esempio i legumi) in cui venivano nascosti dei regali, caramelle, ma anche brutte sorprese come sabbia, farina o addirittura acqua. Il gioco consisteva nel rompere queste pignate con un grosso bastone dopo che il partecipante era stato bendato e disorientato avendolo fatto girare su sè stesso per diverse volte. Se riusciva a colpire e a rompere una pignata vinceva come premio il conteunto della "pignata" ma doveva anche accettare eventualmente quello meno gradito e ambito.

La Cuccagna
Si ungeva un palo con "u siu" o meglio grasso, che rendeva difficoltosa la salita. Il gioco consisteva nel tentare di arrampicarsi sul palo e raggiungere la vetta per prendere i diversi premi appesi. Era un gioco divertente sia per chi cercava di salire, sia per tutta la comunità che si raccoglieva intorno era uno spettacolo unico e coinvolgente.