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Gli Antichi Mestieri Del Salento

Quando parliamo di Salento non possiamo non parlare di tradizione e cultura che si manifestano anche negli antichi mestieri ed è doveroso fare un "viaggio" nel passato per ammirarli e comprenderne il loro fascino.
Lu Mpajasegge
Era un mestiere semplice ma fondamentale, aveva l’importanza di riparare sedie di paglie. Lu Mpajasegge girava per tutto il paese a piedi, con la bisaccia a tracolla, piena di giunchi di diversi colori e con relativi attrezzi.

La Filatrice
Si filava la lana, il cotone, la canapa, ed il lino. La filatrice stringeva sotto l'ascella una canna, mentre con il pollice e l'indice dell'altra mano stendeva un filo dalla cannocchia, grazie ad una macinula e lo fissava alle "fusele di legno" a forma di cono sulla gamba. Il filo veniva fissato al fuso e mente si continua a stendere altri fili dal batuffolo. I rocchetti si infilavano nei "vinchiatieddhi" e dopo si inserivano tra due cordicelle legate rispettivamente a due sedie. Dopo si prendevano in mano contemporaneamente i fili di ogni rocchetto e si avvolgevano intorno a dei chiodi molto lunghi infissi nella parete, sia in senso verticale che orizzontale e si procedeva alla realizzazione del lavoro.

Lavoro a Tombolo
Il "lavoro a tombolo" è detto così per la forma cilindrica del grosso cuscino sul quale le donne svolgevano un paziente ed attento lavoro. Si caratterizzava nel "cucire" e nell'intrecciare", inserendo tra tantissimi spilli, il cotone di vari colori e si dava forma ai diversi lavori.

Il Cestaio
Il Cestaio, era un mestiere molto richiesto. Questa attività era rivolta alla fabbricazione a mano di tutti gli oggetti di uso comune fatti di solito con giunchi delle paludi salentine. Dalla sua bottega uscivano ceste di vario genere e grandezza, come "le panare", "le canisce" e "la nassa" per i pescatori. Un'attenzione particolare richiedeva il rivestimento delle damigiane per l'olio e vino. Questo doveva essere molto robusto dovendo sostenere un peso notevole. Altro prodotto molto richiesto erano le "sporte". "Le spurtare" venivano ironicamente chiamate col nomignolo di "culitorte" per via del lunghissimo tempo che passavano stando sedute a terra, mentre confezionavano i vari tipi di borse

Lu Uttaru
Lu uttaru era uno mestiere poco noto, ma chi lo esercitava doveva conoscere le tecniche e l'uso dei materiali. Maestri indiscussi, erano "li uttari gallipolini". Il legno più adatto per meglio conservare sia l'aroma che il colore era il rovere o il castagno. Dai tronchi ben stagionati ne ricavavano delle doghe che lavorate con vera maestria, in modo che, accostate le une alle altre, formassero un cerchio di legno e non si lasciasse filtrare una sola goccia di liquido. Le due estremità della botte "li cuperchi" o "tamapagni" erano anche essi fatti con fasce di legno. Per meglio tenere e far legare le fasce si realizzavano dei cerchi di ferro di diametro diverso che collocava con perizia sulla botte. L'utilizzazione di tinelle, utticeddre, utti e uttuni era tanta.

Lu Banditore
Questo personaggio girava per le vie del paese, fermandosi dove c'era gente, ed a voce alta avvertiva tutti su fatti decisi dall’amministrazione e che dovevano verificarsi. In questo modo tutti erano informati.

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